Et prius est armatum in equi conscendere costas
et moderarier hunc frenis dextraque vigere
quam biiugo curru belli temptare pericla.
Et biiugos prius est quam bis coniungere binos
et quam falciferos armatum escendere currus.
Inde boves lucas turrito corpore, taetras,
anguimanus, belli docuerunt vulnera Poeni
sufferre et magnas Martis turbare catervas.
V, vv. 1297-1304 (p. 407)
"figuriamoci poi se c'è chi pensa che ci siete anche voi bestie che guardate uomini e cose con codesti occhi silenziosi e chi sa come li vedete, e che ve ne pare". In questa celebre citazione pirandelliana si evince come da sempre gli animali siano stati testimoni delle sciagure umane, sfruttati in alcuni casi per la loro possanza inconfrontabile con quella umana: chi non ricorda difatti gli elefanti di Annibale? La bardatura in certi casi era assai complessa e in questi versi vengono nominati alcuni elementi fondamentali. Il morso, per esempio, utilizzato per dominare il cavallo durante la cavalcata, fu inventato verso il 1400 a.C. Con pariglia invece, nell'ambito dell'equitazione, s'intende una coppia di cavalli da tiro molto simili per statura, aspetto somatico o talvolta per il colore del mantello. Infine non è immediato capire cosa sottintenda l'aggettivo "turrito" riferito ai "buoi lucani": i Romani chiamarono in questo modo gli elefanti quando per la prima volta li videro in Lucania nella guerra contro Pirro (280-272 a.C.) ed alla cui schiena era legato un abitacolo a forma di torretta, da cui i guidatori potevano combattere al riparo.
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