Quippe etenim ventus subtili corpore tenvis
trudit agens magnam magno molimine navem
et manus una regit quantovis impete euntem
atque gubernaculum contorquet quolibet unum,
multaque per trocleas et tympana pondere magno
commovet atque levi sustollit machina nisu.
(IV, vv. 901-906, p. 311)
Abbiamo già ampiamente fatto riferimento alla tecnologia della navigazione latina, nondimeno da questa citazione emerge un particolare non trascurabile: il timone. Anticamente erano i remi, nel loro insieme, a costituire l'organo direzionale dell'imbarcazione; solo successivamente, forse proprio nel periodo in cui visse Lucrezio, si pensò all'installazione di un remo preponderante a poppa che fungesse da timone, cosa che divenne comune nel I secolo d.C.
Figura 1 Bassorilievo raffigurante un timone utilizzato tipicamente nel I secolo d.C.
Nel passo vengono anche citate la ruota e la puleggia. Per quanto concerne la prima, i Romani ne erano pienamente consapevoli dei suoi molteplici usi, essendo un'invenzione che risaliva a ben cinque millenni prima, ai tempi dei Sumeri. La puleggia invece, intesa con la funzione di carrucola, permetteva la costruzione di macchine all'avanguardia. Un'importante applicazione fu quella del pentaspaston, o gru a cinque pulegge, della quale abbiamo una diretta testimonianza nell'opera di Vitruvio.
Ovesta ragione di machinatione, che si riuolge con tre raggi, si chiama trispastos: ma quando nella taglia di sotto due raggi, & nella disopra tre si ruota o, pentaspaston. Ma se per pesi maggiori si apparecchieranno le machine, allhora sarà necessario usare le traui, & piu lunghe, & piu grosse, & con la medesma antedetta ragione da i capi di sopra legarle, & congiungerle con le loro fibbie, pironi, & di sotto con molinello accommodarle.
trad. it. di Daniele Barbaro (1567)
Figura 2 Disegno di una gru a pulegge tratto da un'edizione francese (1847) dell'opera vitruviana
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