sabato 29 marzo 2014

Dal ferro al bronzo

Di più, nel volgere di molti anni di sole l'anello al dito si logora sotto, a portarlo; il gocciolare dello stille incava la pietra, l'adunco vomere di ferro dell'aratro, si assottiglia non visto nei campi, le vie lastricate di pietra ci appaiono consunte dai piedi della folla; e vicino alle porte le statue di bronzo mostrano la mano destra logorata dal tocco di quelli che ogni poco salutano e passano oltre.

Quin etiam multis solis redeuntibus annis
anulus in digito subter tenuatur habendo,
stilicidi casus lapidem cavat, uncus aratri
ferreus occulte decrescit vomer in arvis,
strataque iam vulgi pedibus detrita viarum
saxea conspicimus; tum portas propter aena
signa manus dextras ostendunt attenuari
saepe salutantum tactu praeterque meantum.


I, 311-318 (p. 87)
 
Seguitando a parlare di come la materia venga perennemente modificata, in un modo per i latini ancora abbastanza ignoto, a causa del tempo e degli agenti atmosferici, Lucrezio cita alcuna importanti manufatti tipici. Quello che però è molto rilevante in questi brevi versi è il fatto che vengano citati i materiali che venivano impiegati nella tecnologia romana. In primo luogo viene menzionato un anello: risalente all'età del bronzo (3500-1200 a.C.), questo monile si diffuse conseguentemente alla concezione mesopotamica di essere utilizzato come sigillo. Nell'antica Roma, il diritto di adornarsi con anelli in ferro era concesso dapprima unicamente ai sacerdoti di Giove, per poi acquisire il moderno significato di fidanzamento. Viene poi nuovamente fatto riferimento all'aratro, affermando però con quale materiale venisse costruito il vomere: il ferro. L'età del ferro fu di fondamentale importanza per il mondo mediterraneo, in quanto costituì un tra le basi per la costituzione della civiltà, essendo la matrice per armi ed utensili. Vengono poi nominate le vie lastricate di pietra: già le leggi delle 12 tavole, verso il 450 a.C., specificavamo la larghezza esatta per la costruzione di una strada.
 
Foto 1 La via Appia (312 a.C.) tra Roma e Brindisi
 
Collegandosi al seguente sito è possibile visionare una descrizione approfondita di come venissero ingegneristicamente edificate le strade romane.
 
 
In ultimo, emerge il termine "bronzo", con il quale, in questo caso, veniva forgiato l'apparato statuario. Questo elemento veniva inoltre anticamente impiegato per la fabbricazione di armi, attrezzi, corazze e monete.
 
Foto 2 Asse romano in bronzo, coniata a partire dal IV secolo a.C. fino alla riforma monetaria di Diocleziano (III secolo d.C.)

venerdì 28 marzo 2014

L'impotenza della tecnologia nei confronti della natura

Prima di tutto la forza del vento levandosi percuote il mare, rovescia navi enormi e disperde le nuvole, e talvolta con rapace turbine scorrendo sui piani li copre di grandi alberi e flagella le cime dei monti con folate che schiantano i boschi: [...] né possono i ponti robusti reggere al sùbito impeto dell'acqua che giunge; tanto il fiume, torbido per le grandi piogge, si getta con forza gagliarda contro i piloni.

Principio venti vis verberat incita pontum
ingentisque ruit navis et nubila differt,
interdum rapido percurrens turbine campos
arboribus magnis sternit montisque supremos
silvifragis vexat flabris:

[...]
nec validi possunt pontes venientis aquai
vim subitam tolerare: ita magno turbidus imbri
molibus incurrit validis cum viribus amnis.


I, vv. 271-275; 285-287 (p. 85)
 
 
Citando l'inaffrontabile forza degli agenti atmosferici, il poeta riferisce anche due particolari opere che hanno segnato profondamente la civiltà latina: le navi ed i ponti. Ciò che cogliamo in maniera singolare è il fatto che questi ultimi non erano così robusti da sopportare piogge perseveranti e venti impetuosi, mentre, oggi, queste due ormai più che comuni opere ingegneristiche sono in grado di affrontare la natura anche in uno stato di sostenuta violenza. Sebbene i primi tentavi di navigazione con degli strumenti completamente rudimentali risalgano all'era neolitica, circa 10 000 anni fa, è interessante comprendere come la necessità di questa tecnologia si sia manifestata sia dagli albori. Le navi romane si suddividevano in grosse navi da carico (naves onerariae) e le lunghe navi da battaglia (naves longae); esse erano più sviluppate di quanto si possa pensare in quanto ai Romani era ben noto il sistema di propulsione della vela, di cui erano già pienamente consapevoli gli egizi intorno al 4000 a.C.
 
Foto 1 Fortuna maris, nave romana naufragata presso Comacchio nel I secolo a.C.
 
Contemporaneamente alla necessità di navigare, sorgeva anche il bisogno di guadare discontinuità relativamente piccole, per questo erano già assolutamente in voga i ponti. Gli antichi romani sono tutt'oggi considerati i più grandi costruttori di ponti dell'antichità. Prima di apprendere il sistema delle arcate, i ponti latini furono costruiti poggiando grandi lastre di pietra su dei piloni.
 
Foto 2 Pont Saint Martin (I secolo a.C.)
 
Di particolare interesse è la lista di oltre 900 ponti romani pubblicata da Vittorio Galiazzo nel 1995.

martedì 25 marzo 2014

L'espressione dell'industria umana

E se vediamo le terre coltivate vincere i luoghi incolti e per l'opera delle mani rendere frutti migliori, è chiaro che ci sono nella terra degli elementi che noi, rivoltando col vomere le zolle feconde e domando il suolo della terra, sforziamo a germinare. Se non ci fossero, vedresti ogni frutto senza nostra fatica crescere spontaneamente molto più rigoglioso.

Postremo quoniam incultis praestare videmus
culta loca et manibus meliores reddere fetus,
esse videlicet in terris primordia rerum
quae nos fecundas vertentes vomere glebas
terraique solum subigentes cimus ad ortus.
Quod si nulla forent, nostro sine quaeque labore
sponte sua multo fieri meliora videres.


I, vv. 208-214 (p. 81)
 
 
Come si evince da questi singolari versi, che costituiscono anche la metafora del pensiero lucreziano, egli era fortemente convinto di quella grande rivoluzione che aveva costituito l'alba della civiltà. L'uomo non può trovare il necessario sostentamento lasciando alla natura la facoltà di stabilirne il margine, poiché  questa non possiede infinita disponibilità, non si tratta di un Giardino dell'Eden. Lucrezio aveva assai intuito il valore dell'agricoltura, intesa come atto di pacifico accordo tra uomo e natura; ma ciò che è, dal nostro punto di vista, particolarmente interessante in questo passo è la comparsa del termine "vomere", il quale implica la profonda conoscenza che già i romani possedevano circa l'utilizzo dell'aratro, come testimoniano gli svariati trattati De re rustica. Nato come cuneo in legno, per poi essere lavorato dal ferro, il vomere era conosciuto sin dal neolitico, per poi essere perfezionato in Mesopotamia, verso il 6000 a.C., in concomitanza con l'addomesticamento dei buoi.
 
Documento 1 Bassorilievo romano raffigurante l'aratura di un campo 
 
Il bassorilievo in figura rappresenta un'importante testimonianza di come questo strumento fosse già pienamente in voga presso la civiltà latina. Al seguente link è possibile trovare la scheda completa del reperto archeologico presso il museo nazionale di Aquileia.
 


sabato 22 marzo 2014

Il contesto geografico e culturale

La profonda riflessione filosofica contenuta all'interno della lirica lucreziana risente di molteplici influssi socio-culturali, oltre ai modelli classici sulla quale si fonda, primo tra tutti quello dell'epicureismo. Questa vera e propria disputa, serena ed imperturbabile, trova terreno fertile in un periodo di grande espansione politica della Repubblica, nel quale si vengono a confrontare molteplici costumi. I contatti con l'oriente e l'avvicinamento alla dottrina ellenistica furono fondamentali per Lucrezio. Di seguito è riportata una mappa storica circa i territori occupati dai latini durante l'ultimo secolo della Repubblica. L'area colorata col rosso rappresenta quella contemporanea al periodo in cui è stata biograficamente collocata la vita di Lucrezio.

Cartina 1 I territori romani durante il I secolo a.C.

venerdì 21 marzo 2014

Titus LUCRETIUS Carus, De rerum natura, Roma : UTET, 2013.
 

È possibile reperire il testo completo dell'opera, sia in lingua originale sia nella traduzione italiana del matematico e scrittore Alessandro Marchetti (1717), al seguente indirizzo web:

http://it.wikisource.org/wiki/Della_natura_delle_cose

Se Lucrezio è considerato precursore di innumerevoli temi del dibattito contemporaneo, è utile contestualizzare il suo grandioso poema didascalico al fine di ritrovare un parallelismo tra che cosa abbia suscitato in lui tematiche così attuali, soprattutto dal punto di vista scientifico e tecnologico. Le scarse notizie bibliografiche che possediamo ci permettono di collocarlo nella prima metà del I secolo a.C. Ripercorriamo brevemente gli eventi salienti che hanno caratterizzato la fine della Repubblica romana.
          91-88 a.C. I popoli italici cercano, con un ultimo tentativo, di affondare l'oppressione di Roma.
          89 a.C. La Lex Plautia Papiria promulga l'estensione del diritto di cittadinanza a tutti i cittadini italici.
          88 a.C. Silla varca il confine sacro della città di Roma con le sue legioni.
          88-85 a.C. Si combatte la prima guerra contro Mitridate VI del Ponto.
          83-82 a.C. La guerra civile tra Mario e Silla sconvolge la repubblica in concomitanza con la seconda guerra mitridatica.
          82-72 a.C. Sertorio, generale di Mario, protrae la guerra civile in Hispania.
          73 a.C. Spartaco capeggia una rivolta di schiavi a Capua.
          74-66 a.C. La terza guerra mitridatica segna la decisiva vittoria di Pompeo.
          67 a.C. Pompeo sopraffà la pirateria nel Mediterraneo.
          63 a.C. Catilina attua una congiura nei confronti del senato romano, nel contempo cade la città di  Gerusalemme.
          59-54 a.C. Nasce il primo triumvirato tra Gaio Giulio Cesare, Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso.
          58-54 a.C. Cesare intraprende la guerra gallica.
          54-53 a.C. La prima guerra contro i Parti provoca la morte di Crasso.

La narrazione storica non è solamente costituita da eventi politici e sociali, ma si nutre di tutto ciò che ha caratterizzato l'evoluzione temporale sul nostro pianeta, non ultimo dell'aspetto tecnologico che costituirà il fulcro della nostra argomentazione. Vediamo dunque in generale alcune invenzioni determinanti per questo periodo.
          1. pozzolana (pulvis puteolana) e cocciopesto (Marcus Vitruvius Pollio, De Architectura);

Foto 1 Grani di pozzolana

          2. ponte militare in legno (Neuwied, Germania).

Documento 1 John Soane, Il ponte di Cesare (1814)